Trent’anni di musica antica

Trent’anni di musica antica

Toni Cembran

Trento MusicAntica  ha festeggiato trent’anni di vita con una antologia di pagine musicali che abbracciano secoli di storia e spazi profondi della vecchia Europa. Il CD storico che accompagna questo breve profilo è una sintesi dei concerti che decine di interpreti di prestigio internazionale hanno proposto a Trento.

Il Festival nasce nell’autunno del 1987 da un’idea de Il Virtuoso Ritrovo, grande interprete del madrigale e allora giovanissimo Gruppo vocale da Camera proiettato verso la polifonia del Cinquecento e del primo Seicento con intenti rigidamente filologici, con rigore stilistico e con il piacere di proporre musica secondo lo stile dell’epoca. Non solo, ma farlo dialogando col passato, alla riscoperta dei vecchi palcoscenici via via compatibili con il fascino delle pagine musicali, una chiesa barocca, una basilica romana, la loggia di un castello, un palazzo rinascimentale. E sempre con l’attenzione rivolta agli esiti acustici che il disegno architettonico di una città è in grado di offrire alla musica, ben sapendo che la musica dei grandi secoli veniva pensata per determinati ambiti e solo per quelli. Un palcoscenico ideale dal quale si affacciano come protagonisti – scriveva Marco Materassi presentando nel 1987 la prima edizione del Festival – musiche e musicisti.

Il Festival ha da subito l’ambizione di ricucire spazio e tempo riproponendo, fra remote emozioni, una suggestiva misura del vivere la musica e condividerne l’ascolto ripercorrendo situazioni storiche perdute, ripensando luoghi, momenti, occasioni, quasi a voler far riaffiorare l’antico mondo di canonici e amanuensi, maestri di cappella, liutai e costruttori di cembali, pazienti cesellatori di pergamene protagonisti di un vivere lontano sommerso oggi da un altro sentire che deve tener conto delle stratificazioni dei tempi, degli stili, delle passioni. Ecco dunque l’obiettivo di un Festival che riportasse l’attenzione sulla storia, cogliendone la lezione dentro il fascino di una riscoperta tutta moderna: gli idilli campestri dei madrigali con i pensieri d’amore, le scene giocose delle greghesche o la musica di corte tra feste e banchetti dell’aristocrazia colta a comporre un grande ciclo di racconti musicali che Musicantica avrebbe portato avanti negli anni in una città adatta a garantire sedi ideali d’ascolto: palazzo Geremia, la badia di San Lorenzo, la loggia del Romanino e la Sala Grande del Castello del Buonconsiglio, la chiesa di San Francesco Saverio, il teatro Sociale, la basilica di Santa Maria Maggiore.

Un quadro storico di prestigio fa da sfondo al progetto dei cantori del Virtuoso Ritrovo, lo scenario pomposo delle corti rinascimentali dei principi vescovi Bernardo Clesio e Cristoforo Madruzzo nelle quali la musica fu protagonista, come lo fu nel Concilio di Trento che determinò per lunghi decenni le scelte dei compositori di musica liturgica. Questo legame di Trento con il grande universo canoro e strumentale dell’antichità si esprime infine nel patrimonio dei Codici trentini, una fonte ricchissima di enorme importanza per la storia della musica.

C’è di contro una visione moderna che completa l’orizzonte musicale trentino entro il quale è maturata l’idea di questo Festival come ricerca di nuovi spazi artistici e culturali, la visione di una felice convivenza di esperienze accademiche e popolari. Pensiamo all’intuizione, negli anni Sessanta, che ha fatto nascere negli anni Sessanta l’Orchestra Haydn, orchestra sinfonica regionale con un ricco repertorio esteso dal barocco ai contemporanei; pensiamo alla coralità alpina che si espande nelle vallate su modelli respirati nella vita di parrocchia ma poi maturati prepotentemente, negli anni Venti del secolo scorso, sotto la spinta dei cori della Sosat e della Sat, che determinarono un’esplosione di iniziative a tutt’oggi in pieno fervore e, nel caso della Sat, con il coinvolgimento di grandi musicisti (Andrea Mascagni e Benedetti Michelangeli su tutti) che con le loro armonizzazioni affinarono repertori popolari già in partenza pregevoli. E poi le bande, con una storia secolare disseminata nei paesi, espressione – assieme ai cori – di una periferia musicale che ha tracciato solchi profondi nella cultura di valle, lontana dai grossi centri, occasione di vita sociale organizzata, spesso cuore vivo della comunità.

Questo suonare e cantare per valli e paesi si accompagna ad un crescente bisogno di apprendimento di base, che assume consistenza negli anni Ottanta con il fenomeno delle scuole musicali (peraltro affacciatosi nel Trentino agli inizi del secolo scorso con una scuola dedicata a Zandonai) come aspirazione ad un bagaglio minimo, per avviarsi sulla strada delle bande o dei gruppi amatoriali colmando una evidente lacuna dei programmi scolastici.

C’è stato, dunque, e c’è un quadro d’insieme, tra il fascino della storia e la spinta dell’attualità, a sostenere e dare forza all’idea di un Festival che oggi non ha molti concorrenti nel panorama italiano e che al momento della nascita, nel lontano 1987, poteva ispirarsi a un unico precedente, la rassegna internazionale del Lago d’Orta.

Il Festival apre la sua lunga storia con quattro concerti e una conferenza dedicati al Cinquecento musicale veneziano. Poi, nelle prime edizioni, lo sguardo si rivolge al Rinascimento e al Barocco esplorando , attraverso una lettura europea (la Chansonne francese, il Lied tedesco, l’Ayre inglese), forme vocali significative di quei secoli. L’attenzione si rivolge poi alla poesia attraverso una rilettura di Francesco Petrarca, ricca fonte di ispirazione per il madrigale, il mondo fiammingo, la musica di corte fra il Trecento e il Seicento, la policoralità. In questo sguardo all’indietro, nella musica dei secoli, sta l’affondo culturale che per MUSICANTICA è stato il filo conduttore mai tradito. Da allora ha maturato particolarità uniche: la ricerca e la riflessione critica per comunicare all’ascoltatore il valore e la bellezza di questo genere antico attraverso convegni e pubblicazioni; la divulgazione e la didattica realizzata con seminari, mostre, conferenze, presentazioni di libri e ricerche; la proposta di concerti con programmi di rarissimo ascolto e infine l’avvio di un corso internazionale di canto liturgico nel nome del grande musicologo Laurence Feininger. In cifre, 148 concerti, oltre 80 Gruppi musicali, 7 convegni internazionalie e 4 esposizioni bibliografiche.

Questo lungo itinerario di musica e storia è supportato dal nome di decine di Gruppi vocali e strumentali, musicisti e studiosi di livello europeo. Tra questi , di particolare importanza, La Pifaresca, la Cappella Artemisia, la Stagione Armonica, l’Ensemble Septenarius, la Schola Antiqua, La Reverdie, oltre al Bonporti Antiqua Ensemble (Gruppo del dipartimento di musica antica del Conservatorio di Trento) e, accanto a vari cori del Trentino coinvolti nei concerti della policoralità romana, il Virtuoso Ritrovo, il Gruppo Feininger.

Il Virtuoso Ritrovo fin dalla prima edizione ha garantito al Comune di Trento (e successivamente al Centro S.Chiara, espressione della politica culturale della Provincia autonoma di Trento) la consulenza artistica con la proposta dei programmi, i temi di approfondimento e la scelta dei Gruppi musicali nazionali e internazionali. Dall’edizione del Trentennale il Festival è entrato nei programmi del Centro S. Chiara che li realizza con la consulenza artistico-culturale del Centro di eccellenza Laurence Feininger, subentrato oggi in questo ruolo al Virtuoso Ritrovo.