Nino Pirrotta

Laurence Feininger: la musicologia come missione

di Nino Pirrotta

 

Ringrazio il signor Assessore per i suoi ringraziamenti, che non so quanto mi siano dovuti. Come avevo già scritto, non credo di aver potuto far molto; anche per ragioni geografiche ho dato qualche aiuto, ma in una misura forzatamente limitata.

Siamo qui riuniti per la lodevole e benemerita decisione presa dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Museo Provinciale d’Arte, di onorare oggi la memoria di don Lorenzo Feininger. Benché nato in altro paese, don Lorenzo trovò in Trento la sua patria adottiva e vi trascorse, a partire dal 1938 e con soltanto brevi interruzioni non sempre volontarie, quasi un quarantennio: molto ricevendo in suggerimenti e ispirazioni dalla città e dalle sue tradizioni (non ultimi i sette codici che formano il tema del convegno); molto dando egli stesso, col calore di una natura attiva e generosa (ultimo soltanto temporalmente il lascito della vasta e preziosa biblioteca musicale che è oggetto della mostra).

A don Lorenzo Feininger mi legava un’amicizia durata molti anni senza ombre e interruzioni, un’amicizia che però soltanto in un breve periodo iniziale poté anche essere vicinanza e scambio frequente di parole e di pensieri, ma che continuò poi immutata, attraverso rare lettere e brevi incontri nei quali era bello ritrovarsi e ritrovare un affetto non alienato da lontananza e silenzi. Per questa amicizia mi è stato caro aderire alla richiesta di partecipare all’organizzazione della mostra e del convegno, una partecipazione, come dicevo, fortemente limitata dalla lontananza e rallentata dalla necessità di corrispondere per lettera. Posso vantarmi però di avere io scelto il titolo per l’insieme delle manifestazioni commemorative: «La musicologia come missione». Me lo suggerivano i ricordi che tutti abbiamo di Laurence Feininger e anche quello del primo istante in cui mi fu chiara la fermezza e la dedizione che egli metteva nel suo lavoro.

Fu – un ricordo vivido che ho citato anche altrove – fu quando, nel breve periodo che egli trascorse a Roma a lavorare sui codici della Biblioteca Vaticana, lo trovai febbricitante al Collegio Capranica dove abitava, e alle mie sollecitazioni perché si curasse rispondeva, con candore e semplicità assoluti e una convinzione priva di ogni enfasi, che era sicuro della protezione di Dio, fino a che non avesse assolto il suo compito di salvare dall’oblio e dalla dispersione tanti tesori di musica composti in Sua lode e Suo onore.

Era una missione gigantesca che neanche un uomo in possesso come lui di enormi capacità di lavoro avrebbe mai potuto portare fino in fondo. Ma don Lorenzo, in aggiunta al moltissimo che riuscì a fare personalmente e all’esempio unico col quale ce ne mostrò la via, riuscì a raccogliere nella Biblioteca musicale che oggi porta il suo nome un complesso di materiali di studio confacenti allo scopo, la cui ricchezza si può ben dire non abbia quasi rivali. Al migliaio e più di volumi, tra codici preziosi e stampe anch’esse spesso di notevole rarità, tutti qui riuniti, alle trascrizioni e agli appunti sempre acuti e informatissimi dello stesso don Lorenzo, si aggiunge una raccolta, come abbiamo sentito, per quanto possibile completa di microfilm e riproduzioni fotografiche; e il tutto, accostato al tesoro anch’esso unico dei Codici Trentini, costituisce una base di lavoro ineguagliabile per la ricerca e la disamina critica. C’è già pronto il nucleo essenziale di un centro importantissimo di ricerche sulla musica sacra dal canto liturgico alla polifonia? come possono ben testimoniare parecchi dei colleghi musicologi qui presenti che, in un modo o nell’altro, hanno già potuto trarne vantaggio. Poterlo istituzionalizzare per assicurarne la continua attività e il continuo potenziamento e aggiornamento sarebbe non soltanto un omaggio alla missione così ardentemente perseguita da don Lorenzo, ma anche un gesto positivo e illuminato, degno della storia e delle tradizioni culturali della città che ci ospita.

Ne rivolgo formalmente la proposta, attraverso il signor Assessore che qui li rappresenta, a tutte le autorità e agli organi deliberativi competenti, certo di trovare in essi l’attenzione e la comprensione necessarie al buon avviamento di essa. E non aggiungo per ora altro perché mi è affidata la missione di leggere il messaggio di un collega ed amico, il professor Edward Lowinsky, che fu compagno di studi ed amico ancor più a lungo di me di don Lorenzo Feininger – un messaggio che anch’esso contiene una proposta di grande interesse e validità. I1 professor Lowinsky mi ha mandato da Chicago, indirizzandola a tutti i partecipanti al Convegno, una lettera che, spedita il 26 agosto, è arrivata con un miracolo di celerità postale entro tre o quattro giorni dalla spedizione e della quale leggerò ora una traduzione:

Vorrei potere essere con voi mentre celebrate la commemorazione di uno degli uomini più intensamente dedicati alla musicologia, il Reverendo Laurence Feininger. Figlio di un grande pittore, Lyonel Feininger, che nella sua giovinezza aveva esitato se scegliere tra musica e arti come carriera, egli ha dedicato l’intera sua vita a perseguire appassionatamente il recupero della musica polifonica della Chiesa Cattolica Romana.

Laurence non fu soltanto un grande studioso; era anche un essere umano che si facera amare, infinitamente generoso nel condividere la sua vasta conoscenza e i suoi materiali con chiunque lo chiedesse e nell’offrirli anche a quelli che non li chiedevano. Aveva un grande senso di umorismo; quando io penso a lui lo vedo sempre innanzi al mio occhio interno con quel suo meraviglioso sorriso, una vivida espressione dell’amore che era nella sua natura.

Noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo di persona abbiamo verso di lui un gran debito. Il lavoro della sua vita, anzi di fatto soltanto una parte del lavoro della sua vita, giace sepolto nei quindici grossi volumi delle sue trascrizioni di musica fiamminga: Messe, Magnificat, inni mottetti – ogni forma di musica sacra – molta di essa di compositori anonimi. Come è organizzata la musicologia moderna, la parte del leone del nostro lavoro editoriale è dedicata alle Opera Omnia dei grandi maestri. Ma Laurence Feininger non faceva distinzione tra maestri noti e sconosciuti. Se noi potessimo far rivivere e pubblicare l’enorme massa delle sue trascrizioni avremmo per la prima volta un panorama completo dei maestri anonimi del Quattro e Cinquecento, del periodo che va almeno dal 1430 al 1550. Con un grande balzo saremmo capaci di conquistare nuove prospettive su tutta l’evoluzione della musica. Il fatto stesso di aver trovato i maestri più grandi citati per nome in alcuni manoscritti, anonimi in altri, ci impedirà di formulare l’equazione semplicistica che anonimo significa non importante.

L’inizio di questa impresa è stato già predisposto. Il mio ex-allievo Jeffrey Dean ha compiuto passi enormi nel formulare il quadruplice catalogo occorrente per forgiare una chiave al tesoro sepolto di Feininger: un catalogo di compositori; un secondo catalogo di composizioni; un terzo per generi; e un quarto di fonti, stampe e manoscritti. Il lavoro di Dean costituirebbe il sedicesimo volume, l’indice per l’opera di Feininger. Per una tale pubblicazione io ho scritto una prefazione nella quale tento di spiegarne l’immensa utilità per il nostro lavoro e per l’educazione di generazioni di studenti di musicologia. È nelle mani del professor Nino Pirrotta. Egli è libero di usarla come gli sembra più opportuno. Se, attraverso i vostri sforzi e quelli dei vostri colleghi, questa grande collezione potesse essere pubblicata in Italia, ciò sarebbe un titolo d’onore per quella che dopotutto fu la patria adottiva di Feininger. Tedesco di nascita, americano per cittadinanza, egli viveva in Italia per sua scelta. L’Italia onori quest’uomo che, in aggiunta al suo gran lavoro, ha raccolto con i propri mezzi privati una biblioteca di valore e l’ha lasciata per testamento a un’istituzione italiana, il Museo Provinciale d’Arte di Trento, il luogo dove voi siete ora radunati. Il Museo ha preparato la mostra di una scelta di alcune delle stampe e dei manoscritti più preziosi con l’aiuto di Danilo Curti, discepolo fedele di Laurence Feininger.

Saluto gli spiriti che stanno alla guida di questa commemorazione, Danilo Curti che ne prese l’iniziativa, Nino Pirrotta che presiederà all’intero programma e ha dato ad esso il suo consiglio fin dall’inizio, e finalmente tutti coloro che si sono costì riuniti per onorare con la parola e con l’azione la memoria di Laurence Feininger.

Edward Lowinsky

Abbiamo qui, dunque, una seconda proposta di possibili iniziative da prendere affinché l’atto che noi compiamo in questi giorni verso la memoria di Laurence Feininger non resti un gesto isolato; che sia invece il principio di un’attività sostenuta e continuata, realizzazione di quella annunziata come auspicio nelle parole del signor Assessore. Con questo augurio vi ringrazio.

 

Da: I Codici Musicali Trentini I° (Atti Convegno), 1986